martedì 19 luglio 2011

I LAVORI PUBBLICI

Io continuo a chiedermi come mai si parla solo degli stipendi dei parlamentari e non si riesce ad affrontare il vero problema di questo paese: Gli appalti, i lavori pubblici; tutto ciò che muove grandi cifre di denaro.

Ci fanno credere che il reale problema siano gli stipendi troppo elevati e altre cazzate simili, per distrarci e farci guardare da altre parti; un po come avveniva in passato, una guerra era motivo di distrazione per il popolo.

La nuova distrazione, è l'autocolpevolezza leggera; si è vero .. guadagnamo troppo, ma tagliamo qualcosina qui e li, cosi vi facciamo fessi e contenti mentre i REALI problemi, restano ben nascosti.
Riporto un articolo di panorama scritto da Donatella Marino.

Sono trascorsi quasi 10 anni dal progetto preliminare e ancora la variante di Formia, nel Lazio, lungo la strada statale numero 7 Appia, è solo sulla carta. Nel frattempo i costi dell’opera, che prevede quattro corsie della lunghezza di circa 11 chilometri con una galleria di poco più di 5 chilometri, hanno fatto un balzo pari a circa il 70 per cento, passando dagli iniziali 430 milioni di euro agli attuali 730.
È in buona compagnia. Ritardi e aumenti di costi si sono verificati anche per altre infrastrutture italiane, dall’adeguamento dell’accesso all’hub portuale di Savona alla ormai famigerata Salerno-Reggio Calabria, tratta autostradale ancora incompiuta. Nel primo caso si è passati da un importo di 140 milioni di euro ai 240 del progetto definitivo. Nel secondo, considerando due distinti tratti, l’incremento è stato dai 33 ai 59 milioni di euro per uno e dai 59 ai 109 milioni per l’altro. Sono solo alcuni degli esempi individuati per Panorama dall’Anas, il gestore della rete stradale e autostradale che fa capo al ministero dell’Economia. Si può aggiungere all’elenco l’ultimo ponte costruito a Venezia, disegnato dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava, per il quale sono stati spesi finora 11,2 milioni di euro, somma quasi doppia rispetto al preventivo iniziale di 6,72 milioni (più eventuali risarcimenti danni per 10 milioni chiesti da alcune ditte appaltatrici). E non va meglio sul fronte ferroviario.
Un recente studio pubblicato in Gran Bretagna, a cura della Highways agency, l’agenzia autostradale, e stilato per confrontare i costi puri di costruzione delle strade nei vari paesi europei, cioè costo del lavoro, materiali, impianti, ha appurato che queste voci in Gran Bretagna sono simili a Francia e Germania, ma decisamente superiori a quelle italiane, spagnole, austriache e polacche. Se ai costi base si sommano progettazione, direzione lavori, alta sorveglianza e oneri generali, la spesa in Italia resta ancora più economica: cifre inferiori alle nostre si registrano solo in Austria, Polonia e Spagna, con la Gran Bretagna più cara di tutti. Cosa accade allora da noi, quando dalla carta si passa alla realtà? Perché si accumulano ritardi e aumenti dei costi?
Prendiamo sempre il caso della variante di Formia. Il progetto iniziale, del 2002, è stato completato due anni dopo, a giugno 2004, dopo l’approvazione di massima da parte del territorio. Altri due anni sono trascorsi per le procedure d’approvazione. Poi è seguita la convenzione fra Anas e Regione Lazio, anche per la definizione dei contributi finanziari. Dopo si è dovuta disporre una serie di indagini geologiche divenute obbligatorie, che unite alle procedure per l’approvazione del progetto definitivo hanno dilungato i tempi e sono ancora in corso. Se si entra nel dettaglio, un più 4 per cento dei costi è da attribuire alle prescrizioni e relative varianti introdotte rispetto al progetto preliminare; un più 40 per cento si deve all’aumento del prezziario Anas, nel tempo che è intercorso dal 2002 al 2009.  All’evolversi delle normative, nei quasi 10 anni, in particolare quelle sulla sicurezza in galleria e le indagini geologiche, è legato un altro più 15 per cento.
«Il resto è dovuto a indennità di esproprio, cosa che avviene spesso in contesti molto urbanizzati, a opere di compensazione richieste dalla politica locale e persino all’evolversi della normativa amministrativa che, per dirne una, ha provocato un maggiore onere da riconoscere all’appaltatore» commenta il presidente dell’Anas, Pietro Ciucci. «È quindi il prolungarsi del tempo tra avvio e fine della progettazione, che poi può portare all’appalto, a determinare l’incremento per la realizzazione dell’opera».
Il ragionamento si può estendere alle altre infrastrutture citate. Basta dare un’occhiata alla quantità di leggi intervenute negli ultimi 10 anni: sono oltre una ventina e ritoccano norme sull’inquinamento acustico, sulla configurazione di installazione delle barriere di sicurezza, il monitoraggio ambientale, le dotazioni per la sicurezza in galleria e via elencando. Tutti fattori che contribuiscono al rialzo dei costi.

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